DEF 2018 in cifre. Fattura elettronica slitta al 2020.

DEF 2018 in cifre

DEF 2018 in cifre

Reddito cittadinanza Miliardi € 9

Pensioni quota 100 Miliardi € 7

Centri per l’impiego Miliardi 1

Flax tax Miliardi 2

Assunzioni Forze ordine Miliardi 1

Truffati banche Miliardi 1,5

Totale Miliardi 21,5

Questi i soldi necessari da richiedere a debito. Rimane l’incognita del costo per maggiori interessi da pagare sui BOT, derivabili dagli aumenti dello spread, del quale non si può pronosticare lo sviluppo e nemmeno prevederlo entro un certo range.

Con queste cifre ci sono gli avversari politici da una parte, i così detti gufi del mai dimenticato Matteo Renzi per tutte le malefatte di destra introdotte, dall’altra l’Europa della finanza che non approva il rapporto 2,4% fra PIL e debito pubblico, anche se non solo per il primo anno.

Il consumatore finale è allettato dalla riduzione sul pagamento del 22% e di fronte a tale prospettiva non richiede alcun documento fiscale. Al riguardo interessante è la rilevazione Istat del 14% accertato del valore dei consumi che superano quelli del reddito. Sono quindi da misurare e controllare le spese dei consumi ed ecco la necessità di introdurre la moneta elettronica carte di credito e bonifici, quest’ultimi con in c/c on line sono gratuiti. Di contro la novità del Def è quella di procrastinare l’entrata in vigore della e- fattura per i grandi contribuenti che non entrerà in vigore a luglio 2019, ma nel luglio 2020 . Fra l’altro è proprio  ove si annida l’evasioneche scivolerà al 2020. Sicuramente è la rinuncia per il 2019 ad un punto di PIL che sommato al punto di incremento per la crescita porterebbe a più di due i punti di PIL, misura non lontana a quel 2,4.

Sarebbe proprio in questo primo anno da far entrare in vigore la e-fattura ed il suo pagamento pure elettronico per poter dimostrare che la manovra è coraggiosa e attendibile, in funzione della crescita del PIL. Ora proprio la credibilità viene meno per aver spostato di un anno l’entrata in vigore delle e-fatture. Infatti per i grandi contribuenti entrerà in vigore a luglio, ove vi è la elusione di difficile contrasto, per le altre partite Iva dove si annida l’evasione entrerà in vigore il 2020. Proprio con quest’ultima data il provvedimento si rinuncia a quella incontrovertibile prova per la certezza della emissione delle notule e fatture dai professionisti, artigiani e commercianti.


La C.E. ha rilevato questa evasione per il 2016 in 36.000 miliardi. Al tempo in cui il governo di Matteo Renzi con a sottosegretario all’economia Enrico Zanetti ha impiegato le competenze informatiche dell’Agenzia della Entrate alla realizzazione del 730 precompilato. Viceversa se queste disponibilità fossero state indirizzate verso il contrasto della evasione i 36.000 mila miliardi sarebbero stati senz’altro ridotti.

Ora il suddetto slittamento al 2020 non è un provvedimento preso da ministri dal dettato costituzionale, servizio alla nazione, ma per gli interessi elettorali di parte, come gli 80€ del governo Renzi in vista delle elezioni del 4 marzo 2018. Ora per le prossime elezioni di maggio, per le quali Di Maio e Salvini contano non solo di esonerare coloro i quali rispettano e fanno rispettare le attuali disposizioni che regolano la C.E. , ma di conseguire una maggioranza tale in Europa in modo da cambiare gli ordinamenti.

 Quindi la procrastinazione per l’IVA è fatta nella speranza che questa parte di voti continui ad afferire loro anche per le elezioni europee dell’ormai vicino maggio 2019. Questa non è la politica né del cambiamento né quella dell’onestà.

 

 

Autore: wp_1401834

Notizie biografiche sulla pagina del sito

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *