Al debito pubblico italiano può essere applicato il sovranismo?

Sia durante la campagna elettorale, sia dopo le elezioni del 4 aprile 2018, lo spread era notevolmente aumentato fino a 290 punti tanto da far pensare che i mercati condizionassero i governi da approvare nel parlamento influenzando i risultati elettorali.

Lo spread non è altro che la misura della fiducia sulla politica governativa sugli investimenti sulla quale le agenzie di rating assegnano la valutazione fino al default con la conseguenza che i titoli sono considerati carta straccia, la Grecia ci è passata con tutte le tragiche conseguenze. Ciò perché il finanziamento è richiesto agli investitori finanziari in un mercato ove i tassi per i loro affari debbono subire delle oscillazioni in modo da acquistare e vendere e guadagnare sulle differenze di valore.

In Italia chi si rivolge ad una banca deve tener conto dello spread ovvero di un aggio aggiunto al tasso di interesse, inoltre i risparmi investiti in BTP diminuiscono di valore. Come può un imprenditore intraprendere una qualsiasi attività senza una stabilizzazione dei tassi almeno nel medio periodo?

La politica della BCE è di stampare moneta per aumentare l’inflazione e stimolare gli investimenti, ma quando l’economia non cresce tale moneta non raggiunge l’economia reale, finanziamento alle imprese, ma si disperde nei rivoli delle attività finanziarie.

Occorre ritornare al circuito virtuoso che sia il risparmio a finanziare le imprese e togliere questa spada di Damocle dello spread, in modo da far ritornare la nostra economia competitiva nei confrnti di quelle francese e tedesca. Questa operazione non fu fatta dal governo Monti ed è quello che tutti i politici italiani debbono fare prima di andare alle elezioni.

Fino agli anni 80 i titoli del debito pubblico erano acquistati dagli investitori italiani per collocarci i loro risparmi. Gli italiani hanno risparmi notevoli e sarebbero ben lieti a ritornare a staccare le cedole degli interessi sui loro risparmi. Adesso solo una minima percentuale di titoli hanno le cedole per essere graditi dai risparmiatori. Coloro i quali comprano i titoli del debito italiano sono degli speculatori, che in funzione delle oscillazioni dello spread e quindi dei tassi comprano e vendono.

Lo stato italiano non può stabilire quanto dovrà sborsare per rinnovare il debito alla scadenza, con tutte le conseguenze per stabilire il DEF , o bilancio di previsione dello Stato.

Nel 2019 sono ancora da rinnovarsi titoli in scadenza per 125 miliardi, come da calendario che si rivolge agli investitori, diversi dai risparmiatori. Occorre per quest’operazione rivolta ai risparmiatori italiani una disposizione legislativa? Se sì ben venga questo governo per realizzare la stabilità economica sul debito pubblico, assieme a neutralizzare l’aumento dell’Iva per il 2020. Nonché introdurre la moneta elettronica a seguito dell’emissione di fatture economiche per ridurre l’evasione dell’Iva. .

.

Autore: wp_1401834

Notizie biografiche sulla pagina del sito

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *